In questi giorni abbiamo assistito al teatrino dell’analisi costi-benefici sulla TAV. Il team guidata dal prof. Ponti, noto no TAV, e dai suoi “esperti”, ha giudicato non conveniente continuare con i lavori della nuova linea Torino-Lione che costeranno allo Stato circa 4 miliardi di euro (2,5 per il tunnel di base, 1,5 per il resto della linea nazionale). Questi soldi saranno spesi su un arco temporale di 10 anni.
E’ allora interessante fare un passo indietro e vedere quanto è costata al contribuente italiano Alitalia negli ultimi 10 anni e le cifre che ne escono sono impietose: tra salvataggi, prestiti ponte e compagnia bella lo Stato ha speso circa 8 miliardi di euro.
Anzi, più che speso si potrebbe dire buttato visto che oggi siamo nuovamente qui ad interrogarci come salvare Alitalia.
In sostanza abbiamo speso quanto ci costerebbero due linee Torino-Lione senza però averne alcun beneficio.
Appare quindi sorprendente che il titolare del dicastero del lavoro, nonché propugnatore dell’analisi costi-benefici sulla TAV, Luigi Di Maio, non ne abbia richiesta un’altra su Alitalia (stesso silenzio da quel Toninelli che dovrebbe essere anche ministro dei trasporti).
Accollare la maggioranza di Alitalia allo Stato è una buona idea? Sicuramente no visti i precedenti.
L’ingresso di Delta ed easyJet potrebbe cambiare qualcosa? Forse, ma bisogna vedere che margini di manovra avranno e soprattutto che piano industriale verrà presentato.
Se l’idea è quella di focalizzare sul lungo raggio le attività di Alitalia sarà sicuramente un buon segno ma la presenza dello Stato lascia più di qualche dubbio sulle possibilità che la nuova compagnia possa davvero volare un giorno con le proprie ali.